Cappuccio e Cornetto

Cappuccio e Cornetto

2/20/2013

Amo il mio lavoro. Ma anche no.


Ci sono lavori che visti dal di fuori sembrano bellissimi. Tipo poco sforzo, molto glamour, vedi gente fai cose ecc. ecc.. Quando dici che lavori nel mondo della moda è sempre così. Tutti che ti dicono ma che meraviglia, chissà come ti diverti, chissà che interessante, chissà che adrenalina. Ecco, si. Ma anche no.
Premesso che in questo periodo avere un lavoro è di per sé una gran cosa, a maggior ragione se in un’azienda sana e stabile, e me ne rendo conto ogni mattina e ogni sera quando in metro incrocio con lo sguardo donne stremate da duemila lavori che si addormentano anche in piedi per la stanchezza di dover mettere insieme i pezzi di una vita guadagnata dal primo all’ultimo centesimo, premesso questo, il mio lavoro è fatto di alti e bassi. Come la maggior parte dei lavori.
Fanno eccezione forse i lavori creativi, quelli che sono espressione esclusiva e piena di un talento, di una vocazione, di una scelta di vita. Ma forse neanche quelli.
In generale però tutti i lavori vivono di alti e bassi. Di sveglie che suonano quando vorresti ancora dormire, di riunioni fissate alle otto di sera quando tua figlia ha la febbre, di trasferte improrogabili quando ci sono recite, o anniversari. Di scadenze, di parti noiose, di obblighi che stridono con quello che sei o quello che vuoi in quel momento della tua vita. Non sempre la bilancia va in pari.
Se lavori in un’azienda poi incide anche il fattore tempo. Io lavoro nella stessa azienda da quasi dieci anni. Da quando mi sono laureata. Quindi al momento quello che succede è che mi sembra di continuare a vedere sempre uno stesso film che inizia e finisce ciclicamente ogni due anni circa. E non è che mi diverta tanto a vederlo. Sto perdendo adrenalina, stupore, stimoli. Sto perdendo quel “friccicore” che ti porta a fare un po’ di più, un po’ meglio. Ed è una cosa che mi dispiace, perché non è da me, non mi ci riconosco, non la voglio. E la settimana della moda, ve lo assicuro, invece che un divertente ed emozionante giro di giostra tra prodotti bellissimi, milioni di cose da fare e quella sensazione di fare qualcosa di interessante e impagabile, si trasforma in un problema logistico, in una stanchezza cronica, in una pesantezza sulle spalle e anche un po’ sul cuore. 
Amo il mio lavoro. Davvero. Non potrei non lavorare, mi fa sentire viva, mi dà energie e mi spinge ad imparare. Ma non so se per una questione fisiologica o perché gli ormoni della gravidanza influiscono anche e forse soprattutto su questo, ultimamente mi sento un po’ stretta. Un po’ pesce fuor d’acqua.
Per fortuna tra qualche settimana avrò il privilegio di poter staccare la spina, andando in maternità due mesi prima del parto. E in quello spazio sospeso, fatto di attese, emozioni, cure e tempi, potrò riflettere, pensare, magari anche capire.
Quello che so di sicuro, è che mi voglio godere quel tempo che verrà. Il prima e il durante, per preparare il dopo. Un dopo che sarà complesso, nuovo, stancante, emozionante e sorprendente, e che voglio fare in modo che sia il più possibile simile a me, e al nuovo noi che saremo noi, quattro.

5 commenti:

  1. Ti capisco in pieno... Sarà forse che é normale? (O come al solito è un caso di empatia ;) ??)

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    1. Mmmmhh... forse è sia empatia che normalità?!?! :) :)

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  2. ti capisco tantissimo e credo che probabilmente un pò possano influire gli ormoni ma credo anche che ci sia un'innato bisogno di cambiare, un bisogno di mettersi alla prova con cose nuove e diverse dopo un pò... Almeno io sono così!

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  3. Penso che tutti i lavori siano fatti di alti e bassi, in un momento come il tuo credo sia normale avere meno adrenalina e stupore, una nascita è un evento talmente fantastico che toglie stupore a tutto il resto!

    Un abbraccio!

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  4. come ti capisco, e guarda dove sono finita. Tieni duro che manca poco alla maternità!!!

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