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Ci sono frasi che
hai detto, da ragazza e giovane donna, nelle tue prime esperienze d’amore e di
relazione. Frasi un po’ da film, a effetto, di quelle che si dicono perché sai
che si dicono così, frasi che ti sei anche sentita dire con relativo bagaglio
di lacrime, pagine di Smemoranda fitte fitte e lunghe telefonate serali con
amiche.
Poi cresci,
conosci Lui, il tuo cuore trova il suo posto, affronti altre avventure e altre
sfide ma sempre insieme. Andate avanti, e fate anche due figlie, per esempio.
E così ti ritrovi in bocca quelle stesse frasi da adolescente innamorata ma in
tempesta emotiva, solo che le vorresti dire a loro, alle tue bimbe, che dell’amore
ti hanno insegnato vette e profondità inimmaginate e sconvolgenti. E non per andar via, ma per rimanere ed essere migliore.
Per esempio.
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NON
SEI TU, SONO IO.
E’ proprio così. Dopo giornate di lavoro stressanti, corse attraverso la
città, magari la pioggia e il latte da comprare, scadenze che devi ricordare e
mail a cui rispondere, torni a casa trafelata. Loro ti aspettano, cariche come
delle molle, per giocare-parlare-raccontare-farsi curare un livido-rivestire la
bambola-mangiare-cambiarsi-travestirsi-eccetera eccetera ecceterissima. E tu
vorresti tantissimo tirare fuori il meglio del meglio della versione migliore
di te. E invece alla prima minuscola crepa urli, ti arrabbi, ti innervosisci,
hai reazioni spropositate. Di fatto vorresti solo buttarti sotto la doccia o
sul letto possibilmente in silenzio. E invece.
Ma non siete voi amori miei, sono io!
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HO
BISOGNO DI STARE DA SOLA, DI PENSARE UN PO’.
Ecco. Tipo mai. Il tempo per sistemare nel cuore e nella mente quello che
succede o che vorresti succedesse, il tempo per capire dove e come migliorare,
il tempo per far sedimentare, il tempo per riflettere o anche solo per leggere
e imparare qualcosa. Hai bisogno, fisicamente bisogno, di astrarti e guardare
le cose dall’alto, per dar loro un senso. Anche per loro, per le gnomette. Per
dare anche al modo in cui stai con loro una proiezione, non solo una reazione.
E quindi quando mi vedete chiudere una porta, amori miei, o quando state dai
nonni qualche giorno, non è solo una questione logistica. E’ anche una
questione di bisogno di spazio, di respiro, di progettazione.
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QUANDO
TI HO CONOSCIUTO NON ERI COSI. SEI CAMBIATA.
Ah.
Ah. Ah. Quando le ho conosciute erano gonfie per il parto, minuscole,
perfettissime, profumate come mandarini e zucchero filato. Poi le ho scoperte
affamate e insonni. Poi simpaticissime e sveglie e curiose e allegre. Poi
testarde e volitive. E poi oppositive e polemiche. E poi bisognose di conferme
e vogliose di indipendenza. Insicure e orgogliose. Permalose e strafottenti. Intelligenti
e acute sempre, con la risposta pronta sempre.
Insomma amori miei, non è facile adattarsi alla vostra vertiginosa crescita e
scoprire ogni giorni nuovi modi per starvi vicine, per supportarvi e spronarvi,
per farvi sentire seguite ma non soffocate, rispettate ma arginate, amate
sempre. Siete cambiate e quanto cambierete! Ah, quanto cambierete!