Cappuccio e Cornetto

Cappuccio e Cornetto

10/30/2013

Quelli della notte

Dicono che io, da piccola, dormissi molto. Da subito. Addormentandomi da sola, in silenzio, mentre giocavo nel box. Sono anche andati dal pediatra, gli incoscienti, per chiedere se era normale. Che erano preoccupati, loro, perché dormivo "troppo". Troppo. Ahahaha (ndr, risata isterica).
Dicono che C., invece, dormisse poco. E non solo poco, ma anche addormentandosi presto. Prestissimo. Tipo che per riuscire a farlo cenare dovevano fare il circo. Poi lui crollava, e alle 4 era sveglio come un grillo. Dicono che andarono dal pediatra, esausti, e che lui gli prescrisse delle gocce. E che loro arrotondassero il numero delle gocce, che non si sa mai.

Ora, nella girandola di cromosomi e genetica data dall'incrocio dei nostri DNA, avvenuta non una ma due volte, ha vinto, ovviamente, la versione allodola. Ho la certezza ormai che non procreiamo ghiri. Per carità poi abbiamo due paia di splendidi occhi azzurri eh. Gnoma che assomiglia a me, Minignoma che assomiglia a Lui. Però quando tramonta il sole, chi più chi meno nel mondo gnomico affronta le sue difficoltà notturne. La Gnoma adesso ha dei ritmi nettamente migliorati e di solito dorme tutta la notte, mentre da neonata mi ha fatto scoprire i traumatici effetti dell'insonnia su una donna normale, e mi ha regalato la capacità di riposarmi in quattro ore. Minignoma in confronto dorme tantissimo, ma comunque si sveglia almeno un paio di volte per notte. E - rullo di tamburi - tra le quattro e le cinque ancora mangia.
La verità è che a me tutti quei neonati che dormono dodici ore, non mangiano, amano addormentarsi da soli e non in braccio, si infilano da soli il ciuccio e poi vanno da soli in bagno.. Beh, per me rimangono come personaggi di un film ecco. Probabili come il fatto che domattina Gnoma e Minignoma si sveglino e mi portino la colazione a letto. Magari succederà eh. Tra qualche anno. Forse.

Nel frattempo un copriocchiaie e una buona crema antirughe mi salveranno.

10/28/2013

Countdown







È inutile girarci intorno. Far finta di niente, ignorare il calendario appeso sul frigo, quello del telefono e i numerini sull'orologio. Devo rassegnarmi.
Tra tre settimane a quest'ora sarò in ufficio. Seduta alla mia scrivania, ammesso che sia rimasta quella. Guardando i miei colleghi, che più o meno sono rimasti gli stessi. Sorseggiando quel caffè amarognolo nei tristissimi bicchieri di plastica. Ricevendo resoconti aggiornati su assunzioni, licenziamenti, gravidanze, matrimoni, tradimenti, pettegolezzi vari. Tra tre settimane penserò con aria sognante e straziata a Minignoma, che rimarrà a casa con SanTata. Mi sentirò in colpa perché è ancora piccola e chissà cosa mi perderò di quei duemila cambiamenti che lei riesce a fare ogni giorno. Di quelle minuscole e importantissime conquiste che solo io noto ma che mi rivelano la sua crescita inesorabile, meravigliosa, velocissima. Mi sentirò infinitamente sollevata dal non dover inventare giochini, ninnananne e metodi per mangiare all day long. Sarò grata ai miei neuroni che ricominceranno a viaggiare su binari adulti, quei binari che ho costruito con anni di studio e lavoro e letture e riunioni e occhi e orecchie aperte. Sarò sempre di corsa. Quasi sempre con la sensazione che dovrei essere altrove, fare altro, concentrarmi di più, riposare di più, truccarmi di più, giocare di più. Quasi sempre stanca. Molto spesso adrenalinica. Quasi ogni minuto felice per poter essere più di un ruolo solo. Perché poter essere mamma e lavoratrice, donna e nutrice, persona e non solo funzione, è un privilegio, purtroppo, oggi. Anche una condanna, a volte. Sicuramente un diritto che tutte dovrebbero avere: il diritto di scegliere, di non rinunciare, di coltivare con orgoglio complessità variabili e non giudicabili. Essere stanche ma piene, problematiche ma orgogliose, in continua crescita, con rinunce come sempre accade nella vita quando si fanno delle scelte ma con risultati e soddisfazione, come sempre dovrebbe accadere nella vita quando si fanno delle scelte.
Scelte di cuore, ma anche di cervello. Perché è così che vorrei crescere le mie splendide, adorate, impegnative, divertenti ed appassionanti figlie: con molto cuore, e molto cervello.

10/25/2013

Quasi due mesi

Quasi due mesi che non scrivo. Che sembrano due anni e due minuti allo stesso tempo.
Breve riassunto delle puntate precedenti di Casa Gnomica:
- Minignoma viaggia velocemente verso i sei mesi. È entrata a testa alta e pancia piena nel magico mondo delle pappe, povera stella non sa che c'è un universo di gusto al di là di questa poltiglia dai colori e sapori sciapi. È caparbia e ringhia per farsi capire, ride con tutta se stessa e gioca con la sorella che è il suo personale sole, cinema, luna park e centro di gravità. Dorme abbastanza per non farmi crollare ma ora so che non mi è dato partorire dei ghiri. È di una bellezza forza e dolcezza che mi riempie il cuore e tutto quello che c'è intorno.
- Gnoma viaggia velocemente verso i quattro anni. È impressionante quanto sia cambiata in un anno. È grande. Ragiona, discute, ironizza persino. Fa danza e gioca a oltranza. Da sola addirittura, fenomeno di cui dubitavo la possibilità. Diverte e si diverte. Orgogliosa di essere la sorella grande, quella per cui la Minignoma smette di piangere anche nel pieno di una crisi isterica. È di una bellezza forza e dolcezza che mi riempie il cuore e tutto quello che c'è intorno.
- Io viaggio velocemente verso il rientro al lavoro. Meno di un mese e si ricomincia. Un po' entusiasta un po' disperata. Sei ore per me e per il mio cervello, sei ore di pensieri esterni alla casa e i suoi abitanti, sei ore intervallate da caffè di chiacchiere con colleghe e da pranzi già cucinati e liberi da "ahm ahmmmii", "apri la boccuccia" e spettacoli vari. Sei ore lontana da lei però. Sei ore che chissà cosa mi perdo. Chissà se la tata la tratta come il centro del mondo come dovrebbe. Sei ore che devo imparare a sopravvivere alla lontananza e non so se sono capace. Insomma un normalissimo rientro dalla maternità. E non mi sento né bella né forte né dolce.
- Marito viaggia velocemente e tenacemente insieme a tutte queste donne tenendo dritto il timone, che senza di lui saremmo sperse e sparpagliate.
- Famiglia tiene saldo il suo posto in scena con movimenti e drammi di vario tipo e intensità ma ne parlerò poi.
- Amiche tengono alto l'umore anche da lontano. Che da lontano si riescono anche a organizzare feste a sorpresa con videomessaggio che neanche Barack. Ciao proprio.

E intanto e comunque mi comincio a riprendere lo spazio per tornare qui. Scrivere, parlare, respirare.
Bentornata a me.
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