Cappuccio e Cornetto

Cappuccio e Cornetto

11/28/2012

Di scuole e di scioperi


Sono cresciuta frequentando, dalla quinta elementare in poi, scuole pubbliche.
Ho ricevuto una formazione rigorosa, impeccabile, a livello scolastico, culturale, intellettuale, sociale. Credo sia un privilegio poter offrire ai bambini e ai ragazzi un’istruzione gratuita, laica, aperta, accessibile, meritocratica, rigorosa. Una scuola di vita, oltre che di nozioni. Considero un onore e un vanto vivere in un Paese in cui la scuola viene concepita così: per tutti, di valore, di contenuto. Un Paese in cui non devi fare fondi in banca per far studiare i tuoi figli, o iscriverli ad un nido adatto prima ancora di concepirli se no rimangono fuori dal giro delle “scuole buone”. Ecco, però, il nocciolo del problema: che in Italia la concezione della scuola è perfetta. La realtà, tutta un’altra storia.
Il nido della Gnoma era un nido aziendale, convenzionato con il Comune. Al di là della retta folle, essendo comunale, 450 euro al mese, che vuol dire obbligare moltissime donne a rinunciare al lavoro, questo nido era un posto splendido. Accogliente, spazi curatissimi, progetti educativi aggiornati, maestre formate, confronti continui, iniziative a non finire, musica, inglese, teatro, e così via. Flessibilità negli orari, menù biologici, attenzione, cura. Turni di apertura persino ad inizio e fine agosto, per venire incontro alle esigenze dei genitori che lavorano. Insomma ci eravamo abituati benissimo.
Poi siamo passati alla materna. O scuola dell’infanzia, che dir si voglia. Scelta per principio, per voglia, per comodità, perché ci crediamo e perché spendere migliaia di euro per la materna non rientra nelle nostre idee, né nelle nostre possibilità. Scuola grande, sette sezioni, con un bellissimo parco e spazi ampi. Maestre disponibili, classi pulite, bambini seguiti. Bene, siamo contenti, l’inserimento fila via liscissimo, la Gnoma ha già i suoi amici, impara canzoni nuovi e sperimenta regole, lavoretti, giochi e nuovi ritmi. Benissimo.
Peccato però che all’improvviso si apra il balletto degli scioperi. Siamo a fine novembre, e la nostra classe ne ha già fatti tre. Il che vuol dire comunicazione il pomeriggio per il giorno dopo: la classe è chiusa. E tu ti barcameni tra nonni, baby sitter, ferie che non hai. E scleri. Scleri perché te lo dicono solo una manciata di ore prima, scleri perché è quasi sempre di venerdì, perché spesso le maestre aderiscono solo perché hanno aderito le maestre dei loro figli e non hanno nessuno che glieli tiene. Scleri perché ne hanno il diritto, mentre tu non hai il diritto ad un servizio affidabile, ad una programmazione, a mantenere un minimo di coerenza in ufficio. Scleri perché sciopera sempre e solo la classe della Gnoma, una su sette. Scleri perché vieni a sapere che oltre allo sciopero di venerdì prossimo, ce n’è uno in programma per il 10 dicembre. Il lunedì dopo il ponte.
Io capisco e mi preoccupo per la situazione della scuola. Davvero. Sono coinvolta anche io visto che vorrei che la Gnoma ne usufruisse per i prossimi 15 anni. Ma così non è giusto. Questi scioperi danneggiano solo i genitori, cioè altri lavoratori, soprattutto se dipendenti privati. Pensate voi cosa gliene può fregare al Ministro Profumo di qualche classe chiusa. Ma posso assicurarvi che al mio capo gliene frega parecchio, se io mi prendo di ferie un lunedì dopo un ponte. E vi assicuro anche che non penserà a uno sciopero della scuola, ma ad un banale, punibile, riprovevole, imbarazzante prolungamento di vacanza. E c’è un bel da lottare per dimostrare che come lavoratrice mamma posso fare quanto e più di prima, che possono contare su di me, ecc. ecc., quando sei costretta a sparire, con un preavviso di tre ore e sempre a ridosso del weekend, per 4 volte in 2 mesi, cioè una settimana si e una no.
Care Maestre, voi che siete così creative: inventatevi altri modi di protestare, che arrivino a chi di dovere, non a chi di diritto.
Caro Ministro, faccia il suo lavoro, e dia la possibilità a questo Paese di tornare a vantarsi dell’eccellenza della sua cultura, che inizia in una classe di treenni, e finisce con adulti civili, responsabili, preparati, colti.
Caro Paese, fammi passare di mente l’idea che tu stia implodendo.


3 commenti:

  1. Siamo sicure che non siano compagni di classe i nostri treenni?!

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  2. Quanto hai ragione. E' davvero scocciante dover chiedere permessi sempre per il lunedì o il venerdì. La motivazione dello sciopero, per chi non ha figli piccoli, spesso è solo una "scusa" per prolungare il week-end e ti fà sentire pure in colpa verso i colleghi(oltre al fatto che già ti girano perchè hai dovuto sballare tutta l'organizzazione!!)

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