Ma poi ti svegli una mattina assonnata, con la Gnoma che ha un raffreddore che non si riesce a capire come fa a stare dentro una bimba di due anni, io con un occhio infetto e gonfio per l’ennesima volta in un mese (e si, se lunedì sto ancora messa così vado da un medico e/o da un santone). E c’è pure lo sciopero dei mezzi (che vuol dire sciopero per te ma anche per San-Tata). E un freddo birichino. E insomma non sei proprio contentona, ecco.
Arrivi in ufficio e una tua collega, di intelligenza non pervenuta e malizia all’ennesima potenza, con sorrisi e giri di parole mina il tuo precario equilibrio. C’è che mi è venuto uno sclero. Sarà la stanchezza, sarà l’occhio, sarà che a volte uno non ha voglia di perdere l’equilibrio. Sarà, ma insomma è stata una mattinata difficile.
E se ora mi guardo allo specchio vedo una tizia vestita di nero, con un occhio gonfio e lucido causa crema antibiotica che è densa tipo sabbie mobili, due occhi rossi e lacrimosi, un pallore che solo un milanese puo’ sperare di ottenere, due borsette che come bagaglio a mano non passerebbero, e pure i capelli da lavare e da sottoporre a necessarie e urgentissime cure ricostituenti e coloranti.
No. Non è un buon venerdì. E il mio spirito non è affatto, affatto natalizio.
Vado in palestra a cercare di far evaporare il mood da vecchia Ebenezer Scrooge.
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