Oggi la parola del giorno è pazienza. Da Wikipedia: “La pazienza è la facoltà umana di rimandare la propria reazione alle avversità, mantenendo nei confronti dello stimolo un atteggiamento neutro. (…). È la necessaria calma, costanza, assiduità, applicazione senza sosta nel fare un'opera o una qualsiasi impresa.” Mi continua a frullare nella testa.
Perché ci vuole pazienza con sé stessi, quando la sera alle 22 sei uno straccetto già pigiamato che rantola verso il letto anche se vorrebbe tantissimo vedersi un film col marito. Ci vuole pazienza con la Gnoma, quando vuole giocare e giocare e giocare ancora e se parlo al telefono si arrabbia e mi sgrida; quando vuole leggere ancora l’ennesima favola e la luce deve essere accesa. Ci vuole pazienza con C. che anche lui ha le sue giornate no e deve sopportare le mie tempeste umorali. Ci vuole pazienza in ufficio, che non tutti collaborano, non tutti sono onesti, non tutti sanno e/o vogliono lavorare. Ci vuole pazienza con la famiglia, e con Skype, principale mezzo di comunicazione. E soprattutto ci vuole pazienza per ottenere ciò che si vuole. Tanta, tantissima pazienza: sia per mantenere un atteggiamento neutro, come dice Wiki, sia per imparare ad aspettare che i semi fioriscano.
Sono nata sotto il segno dell’Ariete. Pazienza non era una dote disponibile al momento del corredino. Voglio tutto e subito e se non arriva vado in uno sbattimento che neanche Bill Clinton quando l’hanno beccato con la Monicona. Sembro un leone in gabbia – o un pesce che si agita sul bancone del mercato, a seconda del momento. Se decido una cosa la vorrei nell’esatto istante in cui l’idea si consolida nella mia mente. E no, non succede quasi mai. E quando succede quasi mai è cosa buona.
Perché la verità è che l’attesa ti dà il tempo di riflettere, prepararti, pettinare capelli e idee, costruire piani B e vie di fuga. L’attesa e la pazienza ti permettono di relegare l’ansia a momenti circoscritti, di organizzarti, di comunicare con te stessa e gli altri, di costruire contesti e allestire ambienti.
Insomma, ci sarà un perché se la natura ti fa aspettare nove mesi prima di partorire. Alla fin fine è cosi per un sacco di cose, ed è giusto che sia cosi: ci sono i preavvisi, i promemoria anticipati, i calendari e file excel. Mi piacerebbe insegnare alla Gnoma l’arte della pazienza, i suoi vantaggi e i suoi perché. Ma mi piacerebbe anche insegnarle a mantenere l’entusiasmo durante l’attesa, a combattere per ottenere quello che vuole senza aspettare interventi divini. Mi piacerebbe darle quello che ho e quello che non ho e non so.
Nel frattempo però mi piacerebbe se non altro imparare ad essere paziente io, a non abbaiare, a non fare drammi, a ricordarmi che è ancora inverno e per la primavera e le fioriture manca ancora un po’.
Ahah!! Io anche sono ariete. la pazienza non mi appartiene... io dico. sono irrequieta, faccio 200 cose alla volta e le voglio velocemente e bene. PERO', la mia vita mi ha insegnato. Il mio recente passato sentimentale mi ah costretta ad andare a un passo che non era il mio, e io ho aspettato. Perchè noi anche resistiamo. e vuoi ridere?? ogni volta che dico che io proprio non ho pazienza c'è qualcuno che mi guarda e dice, con occhio sgranato, "ma chi, tu?? tu non sie paziente??E se eri paziente che facevi??" e questo soprattutto riguardo ai miei figli... quindi, cara mia...c'è sempre tempo per scoprire che qualcosa l'abbiamo imparato... in bocca al lupo!!!
RispondiEliminaAnche io sono nata sotto il segno dell'ariete e la pazienza non è nel mio DNA. La sto imparando, proprio come stai cercando di fare tu. In effetti sottoscrivo, penso, condivido e potrei scrivere ogni singola riga del tuo post.
RispondiEliminaLa pazienza ti insegna che le cose hanno bisogno di tempo per fiorire, ma che ci voglia grinta lungo tutto il percorso dell'attesa beh quella è una prerogativa di chi si sbatte sempre, è irrequieto e voglioso. Proprio come noi. E quanto è bello essere così e a volte anche un po' impazienti. Ci ricorda che abbiamo tanto ancora da dare e da raggiungere. E soprattutto che abbiamo ancora la voglia di farlo. Non mi sembra poco.
io lo dico sempre a mia figlia, appena parte in quarta, "tu devi imparare cos'è la pazienza". Poi, tra me e me, mi ripeto "l'esempio è il miglior insegnamento" quindi prima di perderla, la suddetta pazienza, comincia a contare:1, 2, 3,.....
RispondiEliminauh che bello quante arieti!! e quante impazienti!!! :) in effetti è vero @MammaChePaura, non aver niente per cui fremere sarebbe ben peggio... e @Cily ora che mi ci fai pensare chi mi conosceva dieci anni fa dice che sono moooolto migliorata quindi forse non sono così patologica! :) Nel frattempo @Biancume continuo a contare... anche se a volte alla fine del conto sono ancora più isterica!!!!
RispondiElimina(grazie a tutte!!!)