Cappuccio e Cornetto

Cappuccio e Cornetto

2/29/2012

Fioretto - dichiarazione di intenti

C’è una cosa che non tollero, e che continuo a ripetere in automatico senza mai riuscire a fermarmi in tempo: sono sempre troppo convinta delle mie idee. Sempre. Parlo troppo di me. Prendo le mi esperienze come oro colato. Troppo. Sparo sentenze quando non dovrei. Senza cattiveria, lo giuro, ma succede. Incontro altre persone, soprattutto altre mamme, e dico frasi che non dovrei dire, perché sono quello che penso ma per me, per la mia situazione, non in assoluto. E mi dispiace. Perché divento pesante e lo so, ma me ne accorgo sempre un secondo troppo tardi. Non so come fare. Forse dovrei contare fino a 10 prima di esprimere opinioni, è che la stanchezza e/o l’entusiasmo di solito prendono il sopravvento.
E poi mi accorgo con terrore di dire troppe, troppissime volte “io”. Rispondo a racconti e chiacchierate con “io”, “a me”, “per me”. Invece vorrei e dovrei fare un passo indietro, starmene più tranquillina in un angolo a guardare ed ascoltare gli altri, ma anche qui il 99% delle volte la mia lingua corre più veloce delle mie intenzioni e intervengo, racconto e spiego. Come un grillo parlante. Che non solo non è richiesto e quindi può diventare antipatico e petulante, ma in più mi ritrovo a fornire dettagli della mia vita privata e delle mie cose più intime come se niente fosse. Pentendome ogni volta subito dopo – perché se c’è una cosa che ho imparato in questi anni è che a parte qualche luminosa eccezione farsi i fatti propri è sempre la strategia migliore.
Quindi, visto che siamo in periodo di fioretti e che per ora la dieta riesco a farla solo per non ingrassare perché per dimagrire ora dovrei fare uno sforzo superiore alle mie attuali possibilità, diciamo che il fioretto per queste settimane è cercare di essere un po’ più silenziosa, un po’ meno convinta della validità universale delle mie esperienze, un po’ più defilata e un po’ più riservata.
Ce la posso fare, ce la posso fare, ce la posso fare. Vero???

2/25/2012

The Animal Fashion Week

Latito lo so, ma la fashion week è la fashion week, e siccome io come il 90% delle milanesi acquisite lavoro nel mondo fescion mi sono sorbita la mia dose abituale di riunioni, panico, isteria, saluti calorosi così finti che manco in una soap brasiliana, tacchi, look, ritardi e caffè. Sono un pò stanca, si, ma ad essere onesta devo dire che lavorare per qualcuno che crea cose che ti piacciono e pure parecchio è un lusso raro, me ne rendo conto. (ndr: ricordarselo più spesso, che vorremmo uscire dal tunnel mi lamento quindi sono, e visto che siamo in periodo di fioretti...).

Addicted
Detto questo, e consapevole del privilegio in questo periodo particolarmente raro, devo sfogarmi almeno un pò. Almeno qui. Perchè oggi sono stata folgorata, e andando in gita con C. e la Gnoma in uno splendido parco, godendoci il sole e il clima quasi primaverile, ho capito con evidenza e senza ombra di dubbio quanto questo mondo sia traslato senza troppe modifiche dal mondo animale.
E così ecco una veloce carrellata di esemplari tipici del mondo fashion:

1) le Modelle. Eleganti, si muovono in multipli di due per la città, sempre aggraziate ed intonate al contesto. Non sai bene da dove vengano, migrano ciclicamente, si lasciano ammirare volentieri ma non ispirano simpatia manco a impegnarsi. Praticamente, dei fenicotteri.



2) Le Giornaliste. Solitamente magre, notano e annotano tutto con occhio attento e cinico. Sembrano essere lì per caso invece è tutto studiato, anche lo sguardo apparentemente casuale. La maggior parte delle persone le ammira pubblicamente, e le teme come un'influenza stagionale. Nessuno conosce il nome preciso anche perchè non sai mai come reagirebbero se le avvicinassi. Altrimenti dette, nandù.






3) Gli addetti ai lavori. Generalmente persone normali, che in questo periodo si rintanerebbero volentieri a casa invece sono costretti ad orari sovrumani e sono stremati, per cui grugniscono, si arrabbiano e potrebbero mordere. Praticamente, degli orsi.


4) La regina. Ogni ambiente ha la sua, il mondo fashion ne può vantare una manciata. Quelle che quando arrivano tutti si fermano manco stessero giocando a un, due, tre stella. Lei può tutto. Bellissima, altera, sempre appropriata, cattivissima. Una tigre.


5) Gli imbucati. Quellli che vorrebbero ma non possono. Quelli che si vede lontano due miglia e glielo vorresti quasi dire, che non fa niente, non è necessario, va bene lo stesso. Quelli che pensano che un buffet e un prosecco tiepido valgano la pena. Quelli che l'importante è esserci ma non sanno neanche di che stagione è la collezione che stanno guardando. Le foche, insomma.


6) Gli Uffici Stampa. Gruppi compositi di donne (va beh dai un 1% di uomini c'è!), giovani e meno giovani, che lavorando insieme a volte si odiano a volte si amano, ma in questi giorni fanno squadra compatta e le vedi marciare sulle giornate con tacchi e grinta. Menzione speciale per le stagiste, anime innocenti ancora innamorate della moda. Tartarughe in branco.



Bene, adesso mi sento meglio. Sarà lo sfogo, sarà il sole, sarà la Gnoma mascherata da ballerina e i coriandoli tra i capelli, sarà che è sabato sera e sono dove vorrei essere. E meno male, che ci voleva proprio.

2/22/2012

La nanna (quale nanna??) gnomica. Blogstorming!

Quando ero incinta facevo la spiritosa. Dicevo che mi ero messa d’accordo con la Gnoma nella pancia, e che se avesse dormito le avrei comprato il motorino a 15 anni. Ecco sono a posto – quando me lo chiederà, potrò dirle serenamente che il motorino non lo avrà mai.
Perché una che nasce a occhi spalancati, seria, guardandosi intorno, lo dovresti capire subito che NO, non è una dormigliona. Non dovresti stupirti se per una settimana intera si addormenterà solo SU di te. Non in braccio, ma sdraiata su di te, che appena ti rilassi e i muscoli si abbandonano tu ti svegli sussultando col terrore che lei cada. Poi riesci a passare alla culla, e ho ancora le mail esultanti che inviavo a parenti e amici. Capite? Entusiasta perché una Gnoma di una settimana dormiva, a tratti, in una culla. Che in teoria è il minimo sindacale. Ma la allatti, e lei due volte a notte si sveglia. E tu, illusa, credi sia quella la stanchezza. Credi che non potrà che migliorare. E invece.


Invece lei cresce, mette i denti, si ammala, impara a chiamarti e a piangere in quel modo lì, quello esatto che ti colpisce al centro del cuore. Lei passa mesi in cui tutte le notti si sveglia 4 o 5 volte. E tu ti consoli solo pensando che i bambini che proprio non dormono si svegliano molte più volte. E che andrai in ufficio il giorno dopo, a bere caffè e a farti passare lo snervo. Ma intanto ti si scavano le guance, i capelli bianchi si moltiplicano incontrollabili e tu diventi un computer che immagazzina gli orari dei risvegli manco fossimo nel bunker dell’isola di Lost a salvare il mondo.  Impari che 4 ore di sonno filato vuol dire essere fresche come una rosa, e solo la sveglia potrà confermarti se sono o no 4 ore, perché se no non ci credi. Non ricordi più cosa sia sognare, perché non fai in tempo. Le provi tutte: latte, camomilla, melissa, niente, biscotto, cartoni, favola, giochi, luce, buio, musica, silenzio, umidificatore, aria secca, cuscino grande, cuscino piccolo, coperta, senza coperta, peluche, senza peluche. Niente. Decide lei, a caso. E tu sembri una maga indovina, a predire a seconda di cosa è successo di giorno, come andrà la notte. Di solito gufandotela.
C. dice che di notte mi trasformo. Sbuffo, dico parolacce, sbatto porte e coperte. Sgrido la Gnoma, secca, senza repliche. Lui dice che siamo insopportabili: di notte sembriamo due nemiche in campo di guerra, poi la mattina appena sveglie flirtiamo e ci sbaciucchiamo. È che di giorno lei è meravigliosa. Anche di notte, se uno non avesse sonno, a dire il vero. Che una che ti dice per un’ora sussurando e baciandoti “mamma vojo svejarmi”, quando lo racconti di giorno ti fa sorridere. Di notte ti fa impazzire.

E’ che proprio mi manca, dormire. Ora, dopo i due anni va meglio – soprattutto grazie alla parentesi scarlattina e gocce tinset, che ci hanno regalato una settimana di notti intere di sonno. Un lusso commovente. Ogni tanto io e C. ci guardavamo e ci dicevamo: pensa come sarebbe facile, se lei dormisse sempre cosi. Quante cose potremmo fare: vedere film,  chiacchierare, mettere smalti colorati e scrivere mille post. Invece io ho l’ansia da sonno arretrato, e a una cert’ora devo andare a dormire perché so, io lo so che poi mi sveglierò prima del dovuto. Anzi che ora sono migliorata. Vado a letto ad orari quasi accettabili per un adulto. Ma fino a qualche mese fa, reggevo mezz’ora, un’ora al massimo, poi iniziavo a pensare che DOVEVO andare a dormire, per non perdere ore di sonno. Un incubo. Un pensiero ricorrente. E duemila sensi di colpa. Ho sbagliato io? Dovevo lasciarla piangere? Dovevo impostare altre routine? Non dovevo metterla nel lettone? Non lo so. So che nel 99% delle volte mi sono sentita senza possibilità di scelta. Ho fatto le uniche cose che mi rendevano una persona sopportabile il mattino seguente. Ho fatto quello che potevo per reggere il colpo di una bimba che tutto è, tranne che dormigliona. E non ero proprio preparata.

Poi è vero che il tempo migliora le cose, lentamente, lentamentissimamente, ma le migliora. Ed è vero che tu scopri di avere risorse che neanche immaginavi, che a saperlo prima probabilmente avresti preso un’altra laurea in contemporanea alla prima. E’ vero che vedere la Gnoma crescere e giocare e ridere e ballare ti dà la forza per non lamentarti, per non pensare che questo sia IL problema. Ma non dormire è una lotta continua, una battaglia, una goccia cinese che ti scava dentro. E una, tra le tante cose, che avere un figlio ti insegna.
Insieme a giocare, ridere, imparare, crescere, perdonare, ricordare, e amare ogni possibile stanchezza, paura, rabbia e fatica.

Quindi si, ne vale la pena. Ne vale assolutamente, totalmente, sicuramente la pena.

Questo post partecipa al blogstorming

2/19/2012

In treno

Mi era già capitato, di prendere il treno da sola. Non per lavoro, e senza C. e senza Gnoma. Anche l'altra volta la ragione del viaggio non era piacevole e anche l'altra volta era stato un tour de force, sei ore di treno per una manciata di ore. Come oggi. Ma.. Quell'interregno di minuti che scorrono lenti, di paesaggi con cui incantare gli occhi e pensare in libertà, sono un lusso che in qualche modo mi ricarica, anche se le mie occhiaie dovrebbero pagare il biglietto e i miei capelli sfiorano l'illegalità estetica. La musica nelle orecchie, il giornale da leggere da cima a fondo, anche gli articoli piccoli e futili e le previsioni meteo. Il cappuccio al bar nel bicchiere di carta, sempre troppo caldo. Un tragitto che ormai conosco a memoria, stazioni che nascondono milioni di ricordi. E anche se è solo un'andata e ritorno in giornata dalla città in cui vivo alla città in cui sono nata, fatto per l'ennesima volta, la mia componente genetica nomade si riconosce e si mette comoda, perché dove c'è uno spostamento, un odore di movimento, un mezzo di trasporto a medio-lungo raggio lei ritrova generazioni passate, lontane e vicine, di girovaghi per piacere, per lavoro o per necessità. Che nella mia famiglia vivere nella stessa città da quasi 12 anni è una vera ribellione, e a volte sembro io "quella strana".

2/17/2012

Età

Tu che hai passato la vita a lottare con aghi della bilancia e fantasmi del passato. Tu che a undici anni hai scoperto che tua mamma non era tua mamma. Che hai cercato la pancia da cui venivi in tutti i modi e non ci sei mai riuscita. Tu che hai partorito due volte, e solo per il fatto di non essere scappata probabilmente ti sei sentita vittoriosa sul tuo passato. Tu che sei andata e ritornata dal cattolicesimo alle sedute spiritiche senza mai perdere la sicurezza delle tue convinzioni. Tu che sei dura, tu che i tuoi giudizi sono tagliati con l’accetta. Tu che brontoli. Tu che ti sei dipinta le sopracciglia per anni, disegnandoti uno sguardo sempre più sorpreso e scettico. Tu che con tuo marito ti sei amata, scontrata, tradita, odiata, incolpata, ma mai lasciata, e che ora lo cerchi di notte e di giorno. Che gli dai uno schiaffo e poi un bacio. Tu che pensi che tuo figlio sia tutto buono e tua figlia tutta cattiva, e che pensi di non aver avuto nessun ruolo nel loro essere così. Tu che hai visto tua figlia massacrarsi in tutti i modi, e tuo figlio partire e tornare da posti lontanissimi. Tu che hai tenuto in casa con te tua nipote tutte le volte che si ammalava, da piccola. Che le hai insegnato a pregare, a mettere il golfino sulle spalle, a scoprire quanto può diventare dura e cattiva una fettina di carne. Che le facevi guardare i cartoni e mangiare la Nutella. Che le avevi regalato la casa di Barbie, e la facevi dormire in una stanza con tutta la collezione de I Gialli Mondadori, con copertine che ancora le fanno venire gli incubi. Tu che recitavi il rosario ma avevi così tanta rabbia dentro che nessuno ti sfidava. Tu che hai viaggiato per il mondo con marito e figli quando viaggiare era ancora un’avventura. Tu che tenevi alla tua bellezza come all’aria che respiravi. Tu che non hai mai lavorato, che volevi diventare dottoressa ma te l’hanno impedito. Tu che ami ancora oggi tuo papà e conservi le sue foto, anche se ti ha rovinato la vita. Tu che pensi che si stava meglio quando si stava peggio, che la guerra ti ha sfiorato ma ti è rimasta dentro. Tu che sembravi un’attrice. Tu che la tua depressione ha seminato dolori irreparabili in chi ti è stato accanto. Tu che ti sei operata mille volte, che il tuo stomaco non digeriva nulla. Tu che giocavi a poker, e che odiavi quella casa enorme in campagna costruita da tuo marito in cui hai vissuto per decenni. Tu che quando a quasi 70 anni sei tornata a vivere in città hai vissuto una seconda giovinezza di cinema, ristoranti e passeggiate. Tu che ad un certo punto hai deciso che bastava così, che la tua testa non avrebbe più lottato. Tu che lentamente sei tornata bambina. Che dormivi tanto, mangiavi i dolcetti e collezionavi peluche. Che quando è nata la tua bisnipote ti sei ingelosita perché toccava le tue cose, ma che hai amato le sue manine. E forse hai riconosciuto quella testardaggine che ti innervosiva, perché è anche tua.  Tu che adesso sei in ospedale, tu che adesso ti fanno tutte le analisi possibili per capire che succede nella tua testa, quando quello che succede è che non funziona più. Tu che vuoi andare a casa, tu che tuo marito quasi centenario salta i pasti e ti dorme accanto. Che i tuoi figli e tua nipote attraversano oceani, prendono aerei e treni e vengono da te. Tu che la tua età è un maglione un po’ infeltrito e molto largo, in cui ti nascondi e ti proteggi. Tu che non so più cosa sperare e per cosa pregare, perché non so neanche immaginare cosa vuoi veramente tu, adesso. Tu che ci sei e non ci sei, che a volte ricordi a volte no. Tu che dicono sia demenza senile, ma forse è solo vita che si trasforma e cerca pace. Tu che sei stata amata e odiata, ma che nessuno ti ha mai abbandonata, dopo tua mamma – ma quell’abbandono lì ti ha scavato dentro. Tu che mi viene da piangere anche se non ti ho mai vista piangere. Tu che comunque sei e sarai sempre tutta questa complessità, queste storie, queste emozioni, questa vita.

2/15/2012

Promemoria: semplificati la vita

Un rapido post per ricordarmi che a volte quello che serve è solo un pò di semplicità. Giusto per non essere sempre sul filo dello sclero, e pure con il fiatone.
Tipo: interno casa, sera. Ora di cena. Stanchezze. Lavatrici. Mail. Parenti al telefono e/o via skype. E il pensiero martellante del cosapreparopercena. Che io ci provo, giuro, a pianificare la spesa e i pasti, ma certe volte è proprio al di fuori della mia portata. Cioè non è che uno ci diventa, ordinato o pianificatore: o lo sei o lascia perdere, è questione di talenti. Comunque insomma, la questione cena è ultimamente molto attuale - motivo per cui sono anche andata a fare il corso di cui vi ho parlato qui. Ma la realtà è che a volte basta non farsi prendere dal panico, lasciarsi trasporatare dalla voglia di fare una cena decente tu e e tutta la famiglia, e qualche idea viene.
Per esempio: hai un pò di uova? e dei pomodori da finire? E la frittata tonda perfetta richiede una perizia tecnica nel gira-la-padella che nelle sere infrasettimanali proprio non ti appartiene? Ecco, ho la soluzione.
Frulla i pomodorini con il minipimer. Sbatti le uova con un goccio di latte, un pò di sale e qualche aroma tipo origano. Unisci i pomodorini, amalgama e poi versa il tutto non in padella ma -dadaaaaà - negli stampini da muffin. Metti in forno per un quarto d'ora/venti minuti, e il risultato è semplice, carino, facile, veloce, e gradito. Anche dalla Gnoma, che non sempre è scontato.
Quindi, tutto sta nel non entrare nel tunnel nervosismo, ma respirare e lasciarsi ispirare un pochino. Solo un pochino. Anche solo una sera a settimana. Yes, we can!

La qualità della foto denuncia la mia evidente stanchezza!

2/14/2012

Versatile Blogger

Finalmente riesco a ringraziare Mamma Cì per questo premio, e a dedicargli lo spazio che merita!!!
Intanto grazie.. è sempre bello essere premiate!!!!
E poi cominciamo.. sette cose su di me, e poi girare al premio ad altri blog... ok.....

1) Sono un'entusiasta. Adoro gli inizi. Non a caso, Cappuccio e Cornetto: l'inizio perfetto delle mie giornate.
2) Sono affettuosa e fisica. Mi servono abbracci e baci, per sopravvivere. Non sono mai abbastanza.
3) Sono un'ottima motivatrice. Per gli altri. Io mi abbatto con un soffio di vento - ma di solito mi rialzo anche abbastanza in fretta.
4) Sono una persona profondamente, irrimediabilmente insicura. La velocità con cui il mio cervello partorisce film sui giudizi che gli altri possono avere di me è da guiness.
5) La maternità inizialmente mi ha reso una persona peggiore. Triste, svuotata, sfiancata. Ma adesso posso dire con certezza che ha tirato fuori il meglio del meglio di me. Perchè il meglio del meglio si tira fuori solo mettendolo al servizio del fiorire di un altro essere umano.
6) Sono irrequieta. Il cambiamento fa parte del mio dna, e i "progettoni" sono una costante ciclica. C. lo sa bene. Ma spero di essere sulla buona strada per un pò di pace.
7) Ho paura di un sacco di cose. Ma credo sia il prezzo da pagare quando stai costruendo cose importanti.

E ora, le mie nominations...! Sicuramente alcune di loro sono già state premiate, ma non rinuncio ad inserirle:

http://baby-a-bordo.blogspot.com/  perchè leggerla fa bene all'umore
http://ziaatena.blogspot.com/ perchè leggerla è aprire una finestra su un mondo
http://happyandcrazyfamily.blogspot.com/ perchè tutto quell'amore fa sempre bene
http://mammachepaura.blogspot.com/ perchè è emozionante l'attesa
http://ragionesentimentocaos.blogspot.com/ perchè nella complessità spesso si nascondono tesori

OOhh. Ce l'ho fatta. Enjoy!!!

2/13/2012

Tutto insieme. Cronache di un weekend

Venerdì pensavo di essere arrivata al weekend, due giorni sereni, in cui riposare giocare scrivere leggere mangiare e rilassarmi, e invece ho sbagliato.
Che poi era iniziata benissimo, con una serata io e C. da soli, a cena fuori e a fare due passi, solo io e lui, senza dover pensare ad altro, che ci voleva e ce lo meritavamo. Mangiato bene, bevuto bene, chiacchierato bene: ci siamo divertiti nonostante la stanchezza e il freddo artico.
Poi sabato siamo usciti, Gnoma compresa finalmente, dopo una settimana di reclusione, e siamo andati all'Ikea che si, lo ammetto, a me piace da morire. Mi piace vedere le stanze arredate, comprare le inutilità, lasciarmi affascinare da quella sensazione che volendo potresti cambiare un pò tutto anche tu. Abbiamo comprato un lavandino per il bagno nuovo, una lampada per la cameretta e svariate altre piccole cose. E ci siamo mangiati quella trashissima, irresistibile pizza a un euro, che è un piacere segreto un pò tipo McDonald.
Pomeriggio tranquillo, serata anche. Domenica mattina invece dedicata ai riordini: C. montava mobili Ikea, io sistemavo armadi che l'abbiglio Gnomico si espande come un blob e i body che non le vanno più si confondono con le magliette che le andranno tra un anno. Ma ho vinto io e ho riordinato. Ovviamente nel frattempo cucinando e intrattenendo la Gnoma.
Poi, domenica sera, abbiamo avuto il nostro momento di panico, quello in cui vorresti schiacciare il bottone rosso con scritto HELP ma non lo trovi: stavo giocando con la Gnoma sulla schiena quando lei ha fatto un movimento brusco e ha iniziato a piangere. E a impallidire. Che noi ormai lo sappiamo, che avere un calo di pressione quando ha grossi dolori è una sua reazione, ma ci spaventiamo sempre comunque. In ogni caso, dopo si è ripresa, ha mangiato, ma continuava a lamentarsi perchè il braccio le faceva TANTO male. E non era la solita Gnoma, allegra e mai quieta: era silenziosa, moscetta. Quindi decidiamo di andare al Pronto Soccorso (grazie grazie grazie perchè anche questo è un privilegio) e per fortuna senza farci aspettare troppo le fanno una manovra per un sospetto di lussazione e le danno un antidolorifico. Lei piano piano si riprende, torna a muovere il braccino e ad essere allegra. E noi con lei. Dopo un tre quarti d'ora la dottoressa la rivede e ci manda a casa, sicuramente più in forma di prima, tutti e tre.
Oggi si è svegliata allegra e muovendo braccia e mani come se nulla fosse, quindi se tutto va bene stasera archiviamo anche questa esperienza.
Però per la prima volta da anni il lunedì non mi ha messo di malumore. Che un weekend cosi è un pò troppo per me, anche meno va bene, grazie!

Giallo. E bianco. Un pò di allegria, please!

2/09/2012

Roba di Open Days

Che a Milano c'è questa usanza, non so se è comune anche alle altre città italiane. Ad un certo punto, qualche giorno prima delle iscrizioni ufficiali, le scuole materne, o come si dice adesso scuole dell'infanzia che poi devo ancora capire perchè materna non va più bene, aprono le porte alle mamme dei futuri alunni. Così vedi, giudichi e decidi quale asilo mettere in graduatoria e a che posto. Ne puoi mettere 4. Che 4 asili comodi non ci sono neanche a piangere, almeno uno è raggiungibile solo in macchina, su un piede solo o passando dal via.
Comunque, da brava mamma in ansia da cambiamento sono andata a farmi il mio giro. Le prime due strutture che ho visto mi hanno abbastanza rincuorata. Strutture vecchiotte, quell'inconfondibile atmosfera da scuola pubblica, i soldi son pochi ma facciamo tutto quello che è in nostro potere, quelle maestre dall'aria di maestra che sono maestre da milioni di vite precedenti, quei banchi che ti accompagnano per 13 anni un pò consumati un pò belli. Insomma non l'asilo da 1000 euro al mese più bello di casa, con corsi all'avanguardia e ogni angolo perfetto, ma dei posti in cui hai l'idea che tua figlia possa crescere e fare delle belle esperienze, divertirsi e imparare.
Poi purtroppo con la storia dei 4 asili da inserire sono andata a vederne altri due.
Ecco.
Ne sono uscita provata. Dispiaciuta. Preoccupata per noi, per loro, per il futuro. Dei posti abbandonati a loro stessi, giardini senza erba, maestre senza speranza, giochi sbiaditi, macchine intorno, spazi risicati in cui mangi-dormi-giochi nella stessa stanza. Saloni in cui non si può correre. Parchetti che siccome c'è fango anche no. Recite che non si possono fare perchè non ci sono le vie di fuga e i genitori sarebbero troppi.
Insomma va bene, la materna è la materna, non voglio farne un dramma. E il 50% di soddisfazione è già un lusso, mi rendo conto.
Ma proprio dispiace, che in questo Paese le strutture materiali e immateriali per i bimbi non siano più neanche una priorità. Dispiace che risorse umane e non vengano sprecate e usurate e sfiancate e sottopagate. Dispiace che il prezzo lo paghino dei bimbi, e delle famiglie che hanno avuto quell'ottimistica incoscienza di mettere al mondo delle nuove vite.

2/07/2012

Abbiamo capito: gira l'influenza. Anzi no.

Ci eravamo rassegnati, credevamo fosse arrivata anche da noi. Invece quello strano prurito gnomico mi ha fatto venire lo scrupolo, e ho chiamato la Pediatra. Ecco appunto. Influenza no, troppo facile: una bella scarlattina è quello che ci vuole! In forma lieve, eh, grazie al Cielo, ma intanto antibiotico per una settimana, Tinset e via andare. Quindi reclusione forzata, cartoni animati, invenzione di ennemila giochi, corse per il corridoio, nascondino tra i cuscino, addirittura reperimento di giochi natalizi nascosti nell'armadio. Ma di base e soprattutto molte coccole e molto cibo consolatorio. Di quello che ti scalda il cuore oltre che il fisico.
Perchè tutti hanno quella cosa che quando sono malati vogliono assolutamente, la coperta di linus da febbricitanti: il brodino, la cotoletta, il latte con i biscotti (questo è il mio!), quel che è (qual'è il vostro?!?). Con la Gnoma ovviamente procediamo per tentativi, anche se la pasta in bianco sembra andare per la maggiore. Ma per non farci mancare nulla sperimentiamo anche merende alternative tipo popcorn, la cui preparazione val sempre la pena: quello scoppiettio è meglio di una tachipirina o quasi.






2/05/2012

Certi asili

Quando la Gnoma ha avuto dieci mesi, a settembre 2010, ha iniziato l'asilo nido. Ero molto convinta della mia scelta, per una serie di motivi dall'economico (rispetto ad una tata), all'educativo, ma ero anche molto preoccupata. Volevo persone di cui fidarmi, spazi accoglienti, volevo poter lavorare senza l'angoscia di non aver scelto per lei il meglio del meglio. Volevo dei valori condivisi, magari anche un aiuto. Volevo tanto, è vero. Ma l'ho trovato. Dopo aver visto alcuni posti assurdi tra cui un asilo in cui andare in giardino voleva dire uscire dal palazzo, attraversare un viale trafficato e entrare in un francobollo di parchetto circondato da macchine, ho trovato IL posto. Un asilo serio, che si fonda su principi educativi seri e dichiarati, che cura i bimbi ma anche le famiglie che si trovano ad affrontare questo passaggio. Una maestra affettuosa nel senso che vuole proprio bene ai suoi bimbi, ed è reciproco. Un posto dove la Gnoma vuole andare, e da cui esce sorridendo. E già questo mi fa sentire una miracolata (a Milano poi ancora di più).
Ma sabato si sono superati. Hanno organizzato un corso di cucina per le mamme, perchè la cuoca dell'asilo, la Sig.ra Rosa, una donna di altri tempi, una mamma che cucina come fosse il pranzo della domenica, è bravissima e riesce a far mangiare ai bimbi alimenti non sempre facili come barbabietole, verze, ceci, legumi di ogni tipo, pesci e carne. Non so voi, ma la Gnoma con pesce e carne ha un rapporto conflittuale.
Ad ogni modo, ecco a voi alcuni dei manicaretti che abbiamo preparato. Vi assicuro che sono deliziosi, facili, gustosi, non richiedono la partecipazione a Masterchef e sono un vero piacere per gli occhi e per la pancia.

Pasta con crema di verza allo zafferano


Pulire la verza, tagliarla a rondelle e cuocere con un porro, olio evo, poco sale e poca acqua, per circa mezz'ora, poi frullare con il minipimer.
Aggiungere lo zafferano sciolto in un pochino di brodo vegetale.
Scolare la pasta e ripassarla in padella con la crema di verza.

Lonza alle mele


Rosolare la lonza (un bel pezzo), in olio evo, porro e cipolla senz'anima, salvia e rosmarino. Dopo cinque minuti pizzicare la lonza con la forchetta e aggiungere 3 cucchiai di brodo vegetale, coprire e continuare la cottura per tre quarti d'ora. Quando la forchetta si infila bene, aggiungere le mele (possibilmente renette) per circa cinque minuti.
Lasciare raffreddare la lonza (così si taglia meglio) e intanto frullare le mele.
Dopo aver tagliato la lonza in fettine, cospargerle con le mele frullate e ripassare in forno per scaldare prima di servire.

2/03/2012

Neve & Camerette

La neve di questi due giorni ha catalizzato attenzioni ed energie. Prima, costringendomi a 11 ore di viaggio per non arrivare a destinazione e tornare indietro - una specie di tortura da Isola dei Famosi ricompensata però dall'arrivare a casa con la Gnoma ancora sveglia che mi ha abbracciata e baciata. Poi, ho scoperto la complessa arte del vesti-a-strati una nanetta duenne per affrontare il freddo esterno e il tropico interno dell'asilo. Allo stato attuale stiamo cercando di capire quanti e quali virus si stanno per materializzare in casa nostra - ad ora, è pervenuto un mal d'orecchio notturno che speriamo si congeli nel frattempo.
Il weekend promette temperature siberiane, sinonimo di giochi indoor, sinonimo di sfinimento psicofisico dei due abitanti della casa superiori al metro di altezza. Ma ce la faremo. E cercheremo di godercela.
Perchè abbiamo anche da festeggiare: dopo due anni di attesa, siamo riusciti a trovare un compromesso con il Condominio dei Rancorosi e a breve avremo una stanza da dedicare alla Gnoma, fino ad oggi coinquilina nella nostra camera da letto.
Anzi, se avete suggerimenti su arredamento, colori pareti, stencil ecc... io pendo dalle vostre labbra.. anzi, mani sulla tastiera.

Snow in Milan
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